L'universo tende segretamente alla vacuità

20 apr 2011

Pedagogia in pillole.

Quella cosa che dai 0 ai 12 mesi rimangono impresse il 70% delle caratteristiche del nostro essere (pur in potenza), che il 90% di ciò che sappiamo lo impariamo nei primi sei anni di vita
E'
UN
ENORME
CAGATA.

Certe coltellate rimangono infette, memento nel derma.
Eh sì, certe cose ti segnano, ti cambiano, ti sconvolgono.
Ad esempio a te, i tuoi genitori t'han proprio rovinato la Vita.
Maledetti sian per sempre i matrimoni-per-inerzia che imbruttiscono le persone e segnano i figli.

19 mar 2011

I libri e il formaggio

Da bambina.
Io ero piccola quando passavo quasi clandestina dalla biblioteca e crescevo e assorbivo, come una spugna assorbivo. Mi è capitato tra le mani un libro, era di Geronimo Stilton.
Dall'alto della cultura letteraria di una seienne massimo settenne, decretai che quello fosse stupro letterario.
Sempre che sia ammissibile l'utilizzo di "letterario" e "Geronimo" nella stessa frase.
Era un topo, investigatore, ed ironicamente i suoi libri erano (sono) carta da formaggio.
Tutto ciò per dire.
Credo proprio sia arrivato il momento - quel  momento.
Non è che te ne accorgi mentre succede, è più che un giorno ti svegli e ti guardi allo specchio e dici ok mi sa tanto che ci siamo che poi chi lo sa mai quando è proprio è oppure è solo un inganno.

E' il momento della svolta.
Basta col barocco, basta con lo stile ridondante, basta con la stesura solo in bella copia, basta con lo scrivere e chiudere il foglio protocollo e non sapere nulla di ciò che si è appena scritto.
E' il momento.
Quello in cui si cerca di pulire, pulire forte tipo scrub, potare il proprio stile.
Ci riuscirò?
Uffa, il problema è che io penso in modo ridondante.

Mettere in nota: riorganizzare il pensiero.
Oh, ognuno c'ha le proprie priorità.

Ad esempio scrivere libri al formaggio.

12 mar 2011

Io c'entro coi missili.

Io sono un missile! Ho sfiorato più di mille volte l'atmosfera, ed ora sono inutile.
Io sono inutile! Ho sfiorato più di mille volte l'atmosfera, ed ora... sono un missile.
Sulla pista d'atterraggio c'era steso un uomo biondo, salutava, e non lo vidi mai più.
Poi ad un tratto un'esplosione di un motore a compressione,
dedicai l'intera vita per raggiungere l'uscita!
Morirò in mezzo a miliardi di stelle, io starò in un tempo infinito per sempre. Morirò.

Io sono un missile! Ho sfiorato più di mille volte l'atmosfera, ed ora sono inutile.
Io sono inutile! Ho sfiorato più di mille volte l'atmosfera, ed ora... sono un missile.
Inutilizzabile...
Irraggiungibile...

23 feb 2011

Umano, troppo umano.

Dopotutto è normale che ogni tanto il meccanismo si inceppi.
Voglio dire, mica si può essere sempre reattivi al brutto che ci sovrasta.
A "quest'atomo opaco del male".
Ci si deve impegnare, sforzare, bisogna lavorare.
E non sempre se ne ha la voglia, la forza, il coraggio, la speranza.
Capita che si ami talmente tanto qualcuno da allontanarlo da sè - con un dolore liquido e bollente dentro che ci stringe, ci opprime, si prende le distanze nella piena lucidità del non poter fare altrimenti.
Ti conosco, ti rispetto, ti amo... e quindi non posso che lasciarti andare perché il potenziale di male che ho dentro potrebbe distruggerti.
Sì, sì, too much drama. E ciononostante rimango dell'idea che ogni rapporto è e deve essere voluto nel senso più profondo, deve essere desiderato e coltivato per quello che E' - in contrapposizione a ciò che NON è, al banco di nebbia convoluta che trascina ciò che è stato e lo mischia a ciò che si spera diventi, alla probabilità che tutto torni a essere Bello.
I mali della vita sono l’interesse che l’essere paga al non essere; solo che il non essere non si presenta mai a riscuotere il capitale."
Amore mio... non puoi nemmeno immaginare quanto stia soffrendo nel saperti deluso, disorientato, ferito d'un dolore asciutto e banale. Vorrei poterti stare accanto, ma purtroppo non mi è possibile.
Io non posso, semplicemente non posso. Sto male, sta succedendo una baraonda nel mio es e non ho la forza di combatterlo o di reprimerlo.
Io amo te, ma questo casino mi ha lasciato poche scorte d'amore, e le devo tenere per me. Mi devo curare, ripristinare, devo rifiorire. E lo farò per me e per te. Perché si possa tornare a un Noi.
I rapporti d'amore per me son fatti, e lo sai, dal triangolo di passione, condivisione e progettualità.
La passione, ultimamente scarna - e lo so, siamo entrambi sopraffatti da mille ansie.
La condivisione, che c'è ma il tempo per attuarla è ridotto all'osso - e quindi si parla del niente perché non si ha tempo di parlare del Tutto.
La progettualità, argomento silente in Noi perché proprio in questo momento delle nostre vite far progetti non farebbe altro che alimentare le ansie.
E in tutto questo marasma quel che sono riuscita a dirti è solamente l'eco di vecchi sassolini ingigantiti da questo mio (solo mio?) star male.
In questo modo ti sei sentito umiliato perché nonostante tu ti atteggi a duro dentro (con tutti i tuoi esistenzialisti) in fondo non ti sei mai piaciuto, mai accettato. Lo si vede da come parli, da come guardi, dal tamburellare delle dita e dal tremito della gamba che scuote il tavolino del bar, e dal prurito alla faccia, e dalla rabbia che sfoghi a ogni piè sospinto - basta un articolo di un ciellino, una dichiarazione di un politico coglione, basta che qualcuno saluti solamente me e ti ignori, che tu sei pronto a farti venire il sangue amaro, e crucciarti in un nodo di rabbia che dopotutto è solo verso te stesso.
Fai il duro, ma hai una gran paura. Mi stringi con le tue braccia forti e quasi mi soffochi, il mio viso contro il tuo petto - ma il fragile qui sei tu.
Ti nascondi dai problemi e fingi che vada tutto bene e non riesci (nemmeno ORA!) ad ammettere che qualcosa non va. Mi parli come se la problematica fossi io.. ma guardati! Sei disposto a perdere me, come già altre persone, pur di non metterti davanti a uno specchio e prendere atto che c'è qualcosa da cambiare.
Non ti ho mai chiesto di diventare qualcun'altro - quante volte mi hai sentita dire chi nasce tondo mai muore quadrato? Però ogni rapporto (sì, anche quello col fruttivendolo) costringe a smussare, levigare, plasmare.
Questo me lo devi - anzi, te lo devi! Altrimenti ritirati in un eremo e sottraiti al mondo esterno, fuggi l'amore - smetti di cercare che la gente ti ami. Sappi però che questo non ti impedirà di amare.
Spero che questo distacco sia proficuo, spero che la distanza sia il profumo che ti penetra e ti costringe ad espirare.
Non puoi vivere in apnea.


Ti amo.

16 feb 2011

Riflessioni sul negazionismo.

È interessante capire come il metodo adottato dagli storici negazionisti sia caratterizzato da un’apparente similitudine con quello adottato dagli storici ufficiali: entrambi partono da delle fonti involontarie (diari, fotografie private, documenti sfuggiti all’eliminazione) e volontarie (con precisa funzionalità commemorativa), le confrontano e traggono delle conclusioni più o meno verosimili, creando una gerarchia tra i dati utilizzati che nella maggior parte dei casi segue la legge della maggioranza; qualora sulla totalità delle fonti si verifichi che una minoranza riveli un significato opposto al resto dei documenti, si sceglierà di ritenere tale minoranza come un elemento discordante, influenzato da precise logiche e quindi inaffidabile.
A tal punto, lo storico prenderà una visione d’assieme dei fatti così come li può conoscere e quindi formulerà la propria tesi. Viceversa, il negazionista seguirà una delle due piste parallele costituite (i) dal confrontare le risposte date dalle fonti con la tesi preconcetta e, nel caso di discrepanze, cassare e riadattare i dati plasmandoli in modo da farli aderire alla propria idea; e (ii) l’altra dal formulare un abbozzo di tesi asettica estrapolandola dai dati e verificare poi quanto questa possa cozzare con gli interessi della parte cui si fa rappresentate (sia essa un partito specifico piuttosto che un gruppo o più vagamente un’identità nazionale ad es. quella tedesca, ansiosa di riabilitarsi agli occhi del mondo).
Ho trovato molto interessanti i meccanismi retorici con i quali i negazionisti riescono a inserire in ragionamenti dalla logica apparentemente irreprensibile delle congetture a-logiche che esulano dalla serrata coerenza con le regole della retorica stessa: è qui il caso dell’utilizzo del metodo induttivo dell’exemplum, così come delle critiche pseudo-scientifiche che mirano a smontare un documento basandosi sull’ambivalenza del termine “come” dove nella testimonianza di Hoess(1) sta prima a indicare il “come tecnicamente” era il processo dello sterminio, mentre poi indica il “in che modo/atteggiamento”. Questa virata sottintesa del significato del “come” lascia gioco ai negazionisti per evidenziare inesattezze tecniche dei dati riportati che si riscontrano però solo nella seconda parte, dove l’accento è posto sull’aspetto qualitativo più che su quello quantitativo. Un altro aspetto da sottolineare è l’abilità con la quale i negazionisti sono capaci di rovesciare il significato di una fonte semplicemente ignorando l’utilizzo della figura retorica dell’iperbole in modo da sfruttare il testo in quanto inesattezza scientifica in palese contrasto con altri della stessa estrazione.
A mio parere la vera differenza tra storico e negazionista non sta tanto –come si è soliti credere- nel fatto che il primo sia quanto più obiettivo mentre il secondo si mostri “di parte”, ma piuttosto nella struttura del loro ragionamento dove il primo assembla dati diversi per creare un quadro generale mentre il secondo plasma tali dati sulla tesi a priori. Ogni ricostruzione storica pecca di parzialità, anche solo per la scelta delle parole da utilizzare nella ricostruzione stessa. Cosa sia la verità poi, resta per me un grande interrogativo.
I contemporanei perdono la visione d’insieme che si può avere solo guardando a un fatto da una certa distanza storica, mentre “noi” perdiamo la misura reale dei fatti (l’aria del tempo) perché la nostra è una memoria fittizia e non una reale memoria storica personale. La verità non è certo quella di chi estrapola solo ciò che vuole sentire dalle fonti (che non chiamerò negazionisti in quanto non sono interessata al fatto che neghino o meno lo sterminio, quanto al fatto che barano nel gioco della ricostruzione – piuttosto gli scorretti), ma se una verità “deve” esserci, dobbiamo dedurre che sia quella di chi legittima solo la voce della maggioranza relegando le altre voci a ruoli minori se non sbavature della storia?
Ma se fare storia significa –cito- perpetuare e diffondere la memoria collettiva, non sarebbe più corretto tramandare anche le visioni cosiddette negazioniste in quanto sintomo del desiderio del popolo tedesco post-sterminio di riabilitare la propria immagine agli occhi del mondo?

(1)Rudolf Hoess, in Commandant d’Auschwitz, cit., p. 198, scrive: “La porta veniva aperta una mezz’ora dopo l’adduzione del gas e dopo che la ventilazione aveva rinnovato l’aria. Il lavoro di rimozione dei cadaveri cominciava subito”. “Si eseguiva questo compito con indifferenza, come se esso facesse parte di un lavoro quotidiano. Trascinando i cadaveri, gli uomini mangiavano o fumavano”. Dunque non indossavano delle maschere? domanda l’avvocato Christie (5-1123). Non è possibile maneggiare dei cadaveri, che siano stati in contatto con lo Zyklon B, durante la mezzora seguente e ancora meno mangiare, bere o fumare. Sono necessarie almeno dieci ore di ventilazione perchè non ci sia più pericolo. 

8 feb 2011

Apnea.

E quando il convoglio arrivò a Birkenau ci restarono solo pochi minuti prima d’essere separate.
“Mamma, dove ci porteranno?”
“Non lo so, piccola mia…”
“Mamma, stamattina tu mi hai detto di non bere tutto il latte, e di lasciarne un po’ per domani.”
“E’ l’ultima volta che ci vedremo e tu sai dire solo questo a tua madre?”
“Mamma, tu non mi hai fatto bere il latte!(testimonianza di una ragazza a Birkenau)


Il treno.
C'è la vecchina che chiede il posto "di fronte" perché a viaggiare storta mi vien la cervicale.
C'è chi preferisce il posto inverso perché lascia qualcuno, qualcosa di bello o importante, e poter prolungare il contatto visivo allevia il dolore del distacco.
C'è chi non guarda mai fuori dal finestrino.
C'è chi scruta gli altri passeggeri.
La vecchina se ne sta invece a guardare in faccia la meta. Mi mette un sacco di ansia. Il posto frontale, non la vecchina.

Auschwitz ti sbatte addosso fotogrammi incomprensibili, selvaggiamente perpendicolari. Non c'è passato, non c'è futuro, c'è un susseguirsi di flash asciutti in continuo divenire, in eterno ritorno. 
Lo sterminio sei tu su quel treno, e non vedi ciò che passa e non vedi neanche la meta: ciò che ti resta sono attimi di luce e forme e colori, botte di impressioni che respiri e mandi giù – cosciente della loro caducità.
Ad Auschwitz tu esisti solo nella misura in cui esistono quei flash d’immagini asciutti, ed è forse questo il dolore più grande: capire che il mondo, lì fuori, va avanti a prescindere che tu lo percepisca o meno.
A morire ci si mette un minuto e mezzo, o meno, e giù subito nella fossa o lì nei forni e poi il fuoco e poi più nulla, in tre minuti o quattro o cinque, il tempo in cui il Generale tedesco si fuma una sigaretta.

"Come, nel forte del temporale notturno, un lampo che illumina momentaneamente e in confuso gli oggetti, e accresce il terrore" (Promessi Sposi, cap VI)

Auschwitz sei tu sul treno che ti aggrappi a quegli schiaffi di luce e ne resti disorientato; guardi continue successioni ma non vedi nulla.
Tenti un collage ma capire è impossibile, e piano realizzi che in una macabra ironia tu sei lo spettacolo che passa di stazione in stazione (ma il treno non si ferma mai) e vieni osservato da chiunque sulle banchine (ma tu non vedi che macchine scure su una striscia grigia).
Auschwitz è il treno che scorre veloce come tanti prima di lui e che quindi non rimane impresso.
Non si fa notare.
Auschwitz ci ricorda che tuttora giustifichiamo quel che succede altrove, in altre lingue, con altre scusanti.

Il male non ha bandiera.

5 feb 2011

Treno della Memoria

Sono stata ad Auschwitz. Con il Treno della Memoria.
E qui va fatta una premessa.
La partenza sembra promettente, settecento ragazzi da tutt'Italia, un crogiuolo di dialetti valligiani trentini misti a veronesi, piemontesi, emiliani. Accenti salernitani, baresi, sicani.
Una sinergia di giovani prestanti, uniti dall'amore per la verità e dal desiderio di capire che cosa ha causato e supportato la strage nazista.
E invece.
In tutto il treno alcool, ganja, acidi/cartoni e stupefacenti d'ogni ordine e pesantezza. Residui di studenti di sociologia e scienze politiche, parassiti della società, figli di papà che con la paghetta si son finanziati il viaggio - pur di non fare esami.
Gente sballata che infrangeva ogni regola non solo per ciò che riguarda il regolamento Trenitalia, ma pure quelle del buonsenso.
Uno schifo.
Visita ad Auschwitz nel peggio "Stile Avetrana": fame di morbosità, amore del grottesco, stupro d'ogni dignità della Memoria.
Schifo.

22 gen 2011

A muso duro.

Oggi condivido il testo di una canzone fantastica.
E non giudicate come basso il valore di un copincolla.
Si tratta pur sempre di una sintesi perfetta del mio assetto d'animo, quindi zitti e 'boni!


I was pulling out my hair
The day I got the deal
Chemically calm
Was I meant to feel happy 
that my life was just about to change

One life pretending to be
The cow who got the cream
Oh, everybody said
"Marina is a dreamer"
People like to tell you 

What you're gonna be
It's not my problem if you don't see what I see
And I do not give a damn if you don't believe
My problem its my problem
That I never am happy
It's my problem, it's my problem
On how fast I will succeed

Are you satisfied with an average life ?
Do I need to lie to make my way in life ?

High achiever don't you see
Baby, nothing comes for free
They say I'm a control freak
Driven a greed to succeed
Nobody can stop me

Cause it's my problem
If I want to pack up and run away
It's my business if I feel the need to
Smoke and drink and sway
It's my problem, it's my problem
If I feel the need to hide
And it's my problem if I have no friends
And feel I want to die

Are you satisfied with an average life ?
Do I need to lie to make my way in life ?
Are you satisfied with an average life ?
Do I need to lie to make my way in life ?
Are you satisfied with an easy ride ?
Once you cross the line
Will you be satisfied?

Sad inside ... in this life ... Unsatisfied, praying 
Sad inside ... in this life ... Unsatisfied, waiting

Are you satisfied with an average life
Do I need to lie to make my way in life

Are you satisfied with an easy ride
Once you cross the line
Will you be satisfied?

Are you satisfied?

20 gen 2011

E mi ha detto.

Oggi ho parlato della Scelta Dell'Università a Mr.Dee.
Mi ha detto il solito, che la testa ce l'ho, che insomma a quanto pare sono così intelligente e interessante e...c'è il MA. Ah sì cari miei, c'è sempre. Il MA in questione è la solita irritante questione del mio essere altalenante.
Grazie al pene, una psicologa mi diagnosticò pure il disturbo bipolare anni fa.
E dice che devo rifletterci bene, che le idee si cambiano così come le passioni, e che la filosofia è una malattia e che io ne sono poi malata?
Non lo so. So d'essere malata, non so di cosa. Mi limito a scongiurare in kierkegaardiano che non sia quella malattia.
E che questa mia grande energia la dovrei incanalare in qualcosa che altrimenti diventa autodistruttiva (level up per la sveltezza di giudizio).
E che forse -anzi, ne è sicuro- dovrei sfogarla nella scrittura.
"Scrivi, scrivi, scrivi! Dicono tutti [...] che sei così brava, così talentuosa e fresca nello stile, con delle sinapsi originali anche se non sempre immediate".
Sì, sì, proprio così mi ha detto. Nessuna iperbole.

Cioè.
Se io fossi e così brava e così intelligente e insomma praticamente una personalità geniale e quel che ne consegue... non credi che non passerei questi anni a soffrire come un dannato cane, che sfoga le proprie piccolissime, basse frustrazioni su un blog che non ha l'ombra di un lettore solo per il puro gusto di credersi letta - ego smisurato.
Per il gusto di condividere il dolore.
Per il gusto di sentire il ticchettìo della tastiera al posto dei crampi che vengono a scrivere in cartaceo.
Per il gusto di sentir fondersi lo sfrigolìo delle strisce di zolfo sulle sigarette con la ventola monotona del pc.
Non che me ne sia mai importato qualcosa sai, del dolore.

19 gen 2011

E' che...

...qui le città hanno le piazze, e in Gran Bretagna no.
S.Marco, S.Sepolcro, Piazza Navona, pezzi di storia.
Custodi della memoria, musei del popolo.
E' che la piazza è metafora della necessità di socializzazione.
E la piazza è annullamento delle Coscienze nel momento della pluralità. E' quindi oggettivazione. E' catarsi, è il protagonista di "Profumo" di Sueskind che nella piazza ci nasce e con la solitudine ne emerge. E' hegeliana, la piazza.
"Nulla riposa della vita come la Vita" (U.Saba)

16 gen 2011

Agh.

Bulimia nozionistica.
Ho passato gli ultimi dieci giorni a studiare studiare studiare, dormendo pochissimo, mangiando ancora meno e uscendo affatto.
Vorrei non avere orari e scadenze e vivere in una biblioteca alla mo' di Leopardi.
Chi l'ha detto che la preparazione va misurata in voti?
Chi ha detto che la vita vada misurata in tempo?

10 gen 2011

La Vita

..E poi c'è lei che è in crisi con lui e non se l'aspetta ma poi è lui che molla lei.
E poi lei ancora, che scopre che lui ha già un'altra lei che non sa di lei e probabilmente non conosce poi così bene lui.
E lui, di nuovo, che dà lezioni di vita a lei parlando di rispetto e maturità.
E lei che pensa che, dopotutto, è solo un gran pezzo di merda.

9 gen 2011

Visione Manichea.

Tutto il mondo è gestito da eroi e nemesi, e i Lib Dem che fan la parte dei portaborracce.

7 gen 2011

Trainspotting.

Dianne aveva ragione:il mondo sta cambiando,la musica sta cambiando, le droghe stanno cambiando, perfino gli uomini e le donne stanno cambiando. Tra mille anni non ci saranno più maschi e femmine, solo segaioli. Per me va benissimo. Se volete il mio parere siamo eterosessuali per approssimazione, non per scelta. È solo una questione di chi ti tira. È solo una faccenda di estetica, non c'entra una mazza la moralità.


Grazie Hemmy.

6 gen 2011

cccp

Non studio, non lavoro, non guardo la TV, non vado al cinema, non faccio sport. Io sto bene.
Cosa fare? Non ho arte, non ho parte, non ho niente da insegnare. E' una questione di qualità.

5 gen 2011

Speranze

2001 L'Anno Del...?
Che sia la volta buona che trovo un po' di serenità?
E' auspicabile?

Sarà..

...ma io di quella cosa di soviet, bolscevichi e rivoluzioni di febbraio e ottobre non ci ho MAI capito un CAZZO.

4 gen 2011

Scoperte esistenziali

Oggi ho capito che il fatto che io sia sola come un cane non significa che mi piaccia esserlo, tanto meno che sia in un certo senso "predestinata" ad esserlo. Yu-hu.

3 gen 2011

mah

Ho sognato d'essere in un bar con amici.
I miei incisivi dondolavano.
Poi, controllandoli allo specchio del bagno, li perdevo.
E rimanevo senza incisivi.
Con le gengive molle.
Che impressione.

30 dic 2010

Domestic Goddess

Eccomi che cucino dolcetti per la cena di domani.
Cucinare mi fa stare bene. I profumi, le sensazioni, il calore mi fanno stare bene.
Mi riporta all'infanzia quando la mamma cucinava e noi osservavamo ogni suo movimenti ammirati, rapiti. Mi ricorda dei momenti in cui la cosa più bella era essere scelti per aiutarla e sentirsi partecipi alla vita familiare. Sentirsi, in qualche modo, utili.
Cucinare mi fa stare bene. Mi fa sentire una brava persona, disponibile, poliedrica.
Cazzo, una filosofa che vi fa un soufflé!

29 dic 2010

Parole, parole, parole.

I dieci comandamenti contengono 279 parole, la Dichiarazione Americana d'Indipendenza 300 e le disposizioni della Comunità Europea sull' importazione di caramelle 25.911

Lacrime wabi sabi

Dolore scemante
Gocce di noia
Ricatti morali?